Commento del CIO, martedì 14 aprile 2020
Questo martedì, dopo il weekend pasquale, in tutto il mondo si traccia un bilancio intermedio della situazione della pandemia da coronavirus. A livello mondiale, sono stati ufficialmente confermati quasi 2 milioni di contagi da virus Covid-19 e, secondo i dati della Johns Hopkins University, su scala globale circa 120 000 persone sono state ufficialmente registrate come decedute a causa di questo nuovo tipo di malattia polmonare.
In alcuni paesi, come Austria o Spagna, vengono oggi attuate le prime caute misure di allentamento del lock-down imposto. Il timore di un nuovo aumento dei tassi di contagio e la relativa prevenzione rappresentano i principi ispiratori nell’elaborazione delle misure di allentamento decise. Infatti, la flessione nel numero giornaliero dei nuovi contagi e dei casi con decorso grave o mortale osservata in molte regioni è considerata l’effetto auspicato del lock-down. Tuttavia, nella grande maggioranza dei paesi europei è ancora troppo presto per un’ampia normalizzazione della vita economica. La Francia, ad esempio, ha prorogato fino all’11 maggio le attuali rigorose misure di isolamento. Anche in Italia da oggi vi è un allentamento solo di modesta entità.
Manca ancora un consenso sulle condizioni da soddisfare per poter avviare una normalizzazione su una più vasta scala. Esistono però alcuni elementi che sono spesso menzionati dagli epidemiologi e dai virologi.
È difficile valutare a che punto siano i team preposti alla gestione della crisi in Germania, Svizzera o Italia in merito al raggiungimento delle suddette condizioni. È tuttavia ipotizzabile che le condizioni sopra indicate vengano raggiunte nelle prossime settimane. Tutti i temi sono oggetto di ricerca e sviluppo molto intensi.
Tuttavia, non ci aspettiamo una normalizzazione significativa prima dell’inizio di maggio. La speranza che la Pasqua potesse segnare una svolta, portando nuovi dati in grado di consentire una fondata rivalutazione della situazione di rischio, si sta oggi rivelando un’illusione. Coloro che azzardano teorie e ipotesi avventate e chiedono ora la normalizzazione scommettendo sulla fortuna a qualsiasi costo, sostengono posizioni senza alcun fondamento scientifico o sono disposti a sacrificare la salute della popolazione a un interesse economico superiore.
Negli Stati Uniti si è accesa una controversia sull’autorità del presidente degli Stati Uniti e sulle competenze degli stati federali. Nove di questi, tra cui California, New York e Pennsylvania, si sono uniti per coordinare ulteriori azioni. In particolare, questi stati hanno rimarcato il loro potere, previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti nei confronti del presidente, di decidere da soli l’allentamento delle misure.
In un articolo del New York Times e nella conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca, Donald Trump è stato accusato di aver reagito troppo tardi e di aver sminuito con il suo atteggiamento di fine febbraio l’incombente emergenza sanitaria. Gli Stati Uniti sono il paese finora più colpito dalla pandemia di coronavirus con quasi 2000 persone che ogni giorno muoiono a causa del Covid-19.
Donald Trump non sembra essere in grado o disposto a presentare un quadro sistematico della situazione o un piano per il raggiungimento delle condizioni sopra citate. In quanto principale responsabile della gestione della crisi nazionale, ciò lo pone sempre più sotto pressione politica. Oggi un’apertura economica in tempi brevi si scontrerebbe con la resistenza di molti stati USA.
Come previsto, il pacchetto di aiuti da 540 mia. di euro concordato prima di Pasqua per sostenere le finanze pubbliche dei paesi dell’eurozona, le aziende e le assicurazioni nazionali contro la disoccupazione, non contiene gli eurobond. Il pacchetto prevede la possibilità per gli stati membri dell’UE di ricevere prestiti dal Meccanismo europeo di stabilità (MES) e dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) e di ottenere in tal modo i finanziamenti necessari a un prezzo sensibilmente più conveniente rispetto ai propri titoli di stato. I singoli stati membri dell’UE possono contrarre crediti nell’ambito del MES fino al 2 % del loro prodotto interno lordo. Molti osservatori ritengono le misure insufficienti in considerazione del crollo della performance economica che in Francia e in Italia potrebbe toccare circa il 10 % per l’anno in corso. La controversia sulle conseguenze economiche della crisi del coronavirus per le finanze dell’eurozona non è stata quindi risolta con la decisione di giovedì. Il programma di investimenti post-coronavirus per l’eurozona, che non è stato elaborato prima di Pasqua, sarà presto oggetto delle nuove trattative dell’Eurogruppo.
Abbiamo svolto un’analisi qualitativa e quantitativa combinata delle circa 60 azioni svizzere più liquide oggetto di ricerca da parte del nostro team di analisti. Trovate i risultati nella presentazione allegata, contenente ulteriori grafici sui livelli di valutazione dei titoli azionari rappresentati tramite modelli basilari. Continuiamo a credere che, nonostante il persistere della volatilità e le possibili nuove flessioni, ci siano anche interessanti opportunità di ingresso. A questo proposito però occorre ipotizzare un orizzonte di investimento a medio termine di almeno 2 o 3 anni.
Nella nostra analisi identifichiamo 11 azioni svizzere con diversi profili di rischio e provenienti da diversi settori che attualmente consideriamo interessanti. Gli 11 titoli individuati nella presentazione allegata hanno tutti almeno un rating «ponderato per il mercato». Per ogni titolo sono indicati uno «score di utile» e uno «score di rischio» definiti quantitativamente in base a vari indicatori. Ciò consente agli investitori con una diversa propensione al rischio una migliore valutazione dei titoli eventualmente adatti a loro. Come sempre, richiamiamo l’attenzione sulla formazione di rischi cumulati e raccomandiamo una sufficiente diversificazione. La selezione dei singoli titoli azionari a integrazione di un portafoglio diversificato dovrebbe quindi essere effettuata in modo misurato e prudente.
Oggi, martedì, i mercati azionari globali hanno registrato un’apertura leggermente positiva. Quelli europei sono attualmente al rialzo dell’1 % circa. L’indice svizzero SMI cresce dell’1 % circa. Pure per i mercati azionari statunitensi è attesa un’apertura positiva. A seconda dell’indice (Dow Jones / Standard & Poor’s 500), le azioni statunitensi hanno attualmente perso circa il 14-18 % da inizio anno, quelle europee circa il 22 %, quelle svizzere circa il 10 % e quelle cinesi (indice CSI 300) circa il 7 % (tutte le cifre al 14.4.2020, ore 11.30 circa, oscillazioni di mercato da inizio anno, valutate in CHF).
Ripetiamo ancora una volta che in questo contesto la paura è cattiva consigliera. Raccomandiamo di mantenere le posizioni azionarie. Desiderate ricevere regolarmente informazioni sull’attuale situazione di borsa? Abbonatevi ora alla nostra Investment Letter.